Replying to Intervista a Edith Baroni e Marzio Pallini, attori di "Alice in Nightmareland"

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  1. Posted 25/5/2017, 22:37
    Il Progetto VivArte si avvicina alla fine dell’anno scolastico e, come da tradizione, con lo spettacolo alle porte sono stati intervistati due degli attori principali di quest’anno ossia Edith Baroni e Marzio Pallini, rispettivamente Alice, la protagonista di “Alice in Nightmareland”, e lo Stregatto, sua guida (e non solo) nel viaggio che li aspetta.
    (“D” sta per Domanda e “R” per Risposta.)

    Cominciamo con Edith.

    D: Lo spettacolo “Alice in Nightmareland” è sempre più vicino e per la prima volta avrai un ruolo di assoluto primo piano, come ti senti all’idea di andare in scena?

    R: Emozionata, felice. Emozionata e felice. È la prima volta che faccio una cosa simile e che mi espongo così tanto; ho scoperto una passione che avevo silenziato per tanto tempo. Non vedo l’ora di dimostrare quello che posso fare e far vedere quanto è bello questo spettacolo.

    D: Dimostrare cosa, e a chi?

    R: Dimostrare che credendo alle mie passioni sono riuscita ad arrivare fino a qui e fare i progressi che ho fatto. E voglio dimostrarlo a tutti; a chi non ha mai creduto in me, a chi ha rinunciato a crederci e, da un’altra prospettiva, dimostrare a chi ha creduto davvero in me che alla fine sono qui.

    D: Ci sono state molte candidate ai provini per il tuo ruolo, secondo te la regia ha fatto bene a scegliere te? E se sì, perché?

    R: Sì è vero, c’erano molte ragazze. Secondo me il confronto era con due di loro in particolare, anche se non ci speravo proprio di essere la favorita. Penso di essere stata una buona scelta, perché ho dato il massimo di me, tutto quello che avevo e ho ancora molto altro da dare, oltre a, credo, essere abbastanza adatta per il personaggio della sceneggiatura.

    D: Adatta al personaggio in che senso?

    R: L’ho detto anche al provino, mi sento molto affine ad Alice, anche se lei riesce ad essere persino più pesante di me (e ce ne vuole). Siamo entrambe curiose e un po’ confuse; alla ricerca di tutto e di niente, ma con tante cose da poter donare alle persone care. Testarde, assillanti e sincere, allo stesso modo.

    D: VivArte però non è solo teatro, hai intenzione di provare a fare altro gli anni futuri a scuola o nella neonata associazione culturale?

    R: Beh, sicuramente tra gli altri ambiti di VivArte il più vicino a me oltre il teatro è la musica, che amo e in cui, con i miei limiti, posso dare un contributo. Ma anche il giornalino è interessantissimo, amo scrivere.

    D: Questo è il tuo primo anno a VivArte, è riuscito a smuovere qualcosa dentro te il Progetto? E come ha contribuito a cambiare la tua vita?

    R: In realtà sono tante le cose che mi hanno cambiato, sì… cambiato la vita. Ho incontrato una delle persone attualmente più importanti per me. Ho riscoperto un sogno che voglio portare avanti. Ho imparato ad essere un po’ meno la Edith costruita, ho ritrovato me stessa. Sono più felice, sono più rilassata. Ecco cos’ha fatto VivArte.

    D: Per finire cosa diresti hai nostri lettori, giovani o adulti, per convincerli a unirsi a VivArte?

    R: L’unica cosa che posso dire è che viviamo tutti una vita abbastanza piatta, ma ci sono sempre onde nel mare. Le cose succedono, le svolte. VivArte è quella svolta, quel terremoto. È una cosa che ne farà mettere in dubbio altre e che permetterà davvero di trovare un ambiente pieno d’amore e di persone ad abbracciarti nei momenti difficili. Ma non solo; è la possibilità di esprimersi in tutti i campi dell’immaginario artistico, dell’evadere. È questo, è un piccolo mondo d’evasione, un spicchio di terra edenica in questo universo che è tanto dispersivo. A VivArte siamo tutti importanti, siamo tutti speciali.

    Proseguiamo ora con Marzio, lo Stregatto.

    D: Lo spettacolo “Alice in Nightmareland” è sempre più vicino e per la prima volta avrai un ruolo di assoluto primo piano, come ti senti all’idea di andare in scena?

    R: Lo spettacolo è forse il più impegnativo e curato tra quelli a cui ho avuto la fortuna di partecipare, ma non cambia nulla rispetto alle volte scorse. Non sono abituato a ruoli maggiori, ma ho sempre lavorato a fondo sui personaggi o sullo stile da attuare. Se non fossi stato sicuro di poterlo portare sulla scena, non avrei manco affrontato il provino. La preoccupazione rimane, c’è sempre e va messa in preventivo.

    D: Qual è la tua maggior preoccupazione in merito alla nuova prova che stai per affrontare?

    R: Sbagliare maschera e trucco (ride).

    D: E quella vera?

    R: Saltare i tempi di risposta, andare avanti su delle battute è fattibile, ma ho un personaggio che è pensato per zittire bruscamente chiunque… di norma la cosa da evitare in assoluto con degli schemi così serrati, soprattutto se ti basi sulle batture precise.

    D: Ci sono stati molti attori candidati per il tuo ruolo ai provini, secondo te la regia ha fatto bene a scegliere te? E se sì o no, perché?

    R: Non posso rispondere oggettivamente, arrivato a questo punto so di dover soddisfare le aspettative di un ruolo combattuto da attori fenomenali e sotto alcuni aspetti più maturi… un occasione per crescere come attore.

    D: E per crescere come persona invece?

    R: Non è nei miei piani.

    D: Nel senso, interpretare lo Stregatto cosa può darti come persona?

    R: È stranamente un personaggio che sto provando a cercare con un certo distacco, forse perché mi è familiare e non voglio che l’emotività rovini un personaggio dalle potenzialità non indifferenti.

    D: Un po’ come un attore professionista dunque. VivArte però non è solo teatro, hai intenzione di provare a fare altro gli anni futuri a scuola o nella neonata associazione culturale?

    R: Lo Stregatto con il suo seguito dell’anno prossimo sono l’ultimo ruolo che interpreterò a scuola, senza chiudere la porta ad occasioni di recitare in revival di vecchi spettacoli o con l’associazione. Intanto mi concentrerò su altri progetti e riconsidererò il teatro come un’occasione per migliorare come autore.

    D: Ormai è il tuo terzo anno a VivArte, il Progetto cos’è per te? Ed è riuscito a cambiarti in qualche modo?

    R: È un gruppo di stambecchi.

    D: Spiegati meglio.

    R: Un piccolo gruppo che c’entra poco con ciò che lo circonda e si trova a suo agio a percorrere scalate improbabili sul lato di una montagna. Non riusciresti mai a capire perché lo fanno, fino a quando non guardi anche tu l’orizzonte.

    D: Per finire cosa diresti hai nostri lettori, giovani o adulti, per convincerli a unirsi a VivArte?

    R: Entrate ma non fate propaganda, non vi pagano abbastanza.

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